Written by 18:31 Sap!ens • 2 Comments

Il lato B

La cultura personale di un progettista non consiste solo in una serie di nozioni.

Ultimamente mi è capitato di imbattermi in dei testi apparentemente molto diversi tra loro, ma che in fondo raccontano la stessa storia, quella di un processo creativo.

Si tratta di Filosofia della Composizione di Edgar Allan Poe, in cui l’autore spiega come ha scritto la ballata “Il Corvo”; di una intervista apparsa sul sito Art of the Title agli autori della sigla iniziale della serie TV Mad Man; di una breve dichiarazione di Rob Janoff, autore del logo della Apple. Trovo che il making-of sia sempre estremamente affascinante e che, in un certo qual modo, soddisfi anche quell’esigenza di voyeurismo tipica della nostra società.

Vogliamo sapere come diavolo hanno fatto a fare quella cosa, chi c’è dietro, dove hanno trovato l’ispirazione, con quali mezzi sono riusciti a produrla, per poi farne tesoro e tentare di riapplicare le stesse strategie ai nostri progetti. C’è anche un aspetto consolatorio: sapere che dietro ad un prodotto vincente c’è tanto lavoro, tanti imprevisti che poi in un modo o nell’altro sono stati risolti, ci conferma che non siamo gli unici a incontrare delle difficoltà nello svolgimento della nostra professione.

Molti “creativi” tendono a far credere che il loro prodotto sia frutto di una “estatica intuizione”, la mano dello Spirito Santo che si è posata sulle loro menti illuminandole con una visione chiavi in mano. Fortunatamente pare che tale visione baudeleriana stia venendo soppiantata da un’altro tipo di vanità, senz’altro più costruttiva e apprezzabile, quella di mostrare, con giusto orgoglio,  il “backstage” di un prodotto, che si tratti di un processo creativo o degli headquartes di Google, Skype o Wikileaks.

Come sostiene E.A. Poe nel testo sopra citato, è anche vero che spesso un autore non sia in grado di ricostruire esattamente il procedimento che lo ha portato a determinate conclusioni. Egli tuttavia dimostra come, nel comporre la sua poesia, abbia pesato attentamente ogni più piccolo dettaglio con precisione matematica, e che nessuna parte fu dovuta al caso o all’intuizione. Ci racconta delle prime considerazioni sull’estensione dell’opera, del deliberato proposito di renderla universalmente apprezzabile e di come raggiungere tale obiettivo attraverso il suono delle parole, la scelta dei protagonisti e dell’ambientazione, l’uso di determinate figure retoriche. Ma soprattutto di come fece in modo che l’opera fosse originale, contenesse “innovazione”, utilizzando una inedita combinazione della metrica dei versi. È incredibile constatare quanta cultura e capacità tecniche siano necessarie a realizzare un buon progetto.

La cultura personale di un progettista però non consiste solo in una serie di nozioni, ma nella sua abilità a trovare nuove connessioni tra le cose.
Gary Edgerton scrive a proposito di MAD MEN: 

La serie è un ibrido stilistico fatto fondendo elementi tratti da film hollywoodiani e programmi televisivi degli anni ’50 con fiction di qualità della TV contemporanea. Per esempio, il debito che Matt Weiner e il suo team creativo deve a Hitchcock è immediatamente evidente nella sequenza di apertura con il pastiche fatto da Saul Bass che fa riferimento a Vertigo (il disorientamento visivo), North by Northwest (l’iconografia dello skyline di Manhattan), e a Psycho (le musiche inquietanti alla Bernard Herrmann). L’uso di una silhouette nera per indicare il protagonista suggerisce anche la serie televisiva degli anni 1955-1965, Alfred Hitchcock Presents, in cui, durante la sigla di apertura, una sagoma nera si inserisce nel disegno del profilo di se stesso.

Gary Edgerton

Non è un caso che abbia vinto moltissimi premi, tra cui quello per la migliore sigla di apertura, un condensato di 35 secondi di storia della grafica pubblicitaria, tecniche di animazione all’avanguardia, strategie di comunicazione e implicazioni sociologiche. La silhouette in caduta libera, infatti, ricorda inesorabilmente il Falling Man di Richard Drew: così come la serie mostra l’altra faccia dell’America degli anni ’60 fatta di razzismo, sessismo, antisemitismo, adulterio, omofobia, allo stesso modo l’11 settembre ha mostrato gli effetti imprevisti del capitalismo e della politica estera dell’Occidente (per approfondire: http://mediacommons.futureofthebook.org/imr/2009/04/19/falling-man-and-mad-men-154

Morale della favola

 La morale della favola quindi è che i progetti vincenti, a quanto pare, sono quelli che hanno alle spalle tanto studio, dedizione, competenze, che offrono diversi livelli di lettura; soprattutto non sono fatti solo di intuizioni ma di un complesso processo di progressiva selezione e raffinamento.
Ci vuole un gran lato B per ottenere un accettabile lato A.

I testi originali: qui: http://www.unich.it/progettistisidiventa/REPRINT-INEDITI/Poe-COMPOSIZIONE.pdf qui: http://www.artofthetitle.com/2011/09/19/mad-men/ e qui: http://blog.frankchimero.com/post/9587653603

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