Written by 18:17 Design, Sap!ens

Sulle mappe/About maps

Le mappe mentali, strumento per organizzare e gestire una serie di informazioni

La nostra mente funziona fondamentalmente per associazioni, ce lo hanno detto i fratelli Buzan nel loro libro The Mind Map Book in cui sostengono che l’attività di pensiero più adatta a sfruttare al meglio le potenzialità del cervello sia il radiant thinking.

Questo si basa sulle infinite associazioni che avvengono tra le informazioni contenute nella nostra memoria le quali, irradiandosi da un concetto centrale e dalle BOI (Basic Ordering Ideas, concetti chiave da cui scaturiscono e si sviluppano altri concetti collegati), permettono di disegnare una mappa mentale.

Visualizzando il flusso dei nostri pensieri riusciamo quindi ad elaborare nuovi punti di vista, a scovare idee che magari giacevano in qualche angolo recondito della nostra mente e si suppone che diventi più probabile avere nuove intuizioni. Che le mappe mentali riescano o meno a sviluppare la creatività dipende dalle personali capacità mentali, ma sicuramente possono essere considerate un efficace strumento per organizzaregestire una serie di informazioni.  

Il libro in questione è stato pubblicato per la prima volta all’inizio degli anni novanta, e probabilmente non è un caso che proprio negli ultimi vent’anni abbiamo assistito ad un forte sviluppo del cosiddetto Information Design come mezzo di interpretazione della complessità del mondo contemporaneo. Wikipedia lo definisce come

the skill and practice of preparing information so people can use it with efficiency and effectiveness. Where the data is complex or unstructured, a visual representation can express its meaning more clearly to the viewer.

Dopo aver cartografato per centinaia di anni il mondo visibile, con l’avvento di Internet è nata l’esigenza di visualizzare un mondo invisibile fatto di dati, relazioni, traffici, rotte, opinioni, informazioni, collaborazioni, spostamenti, comportamenti, ovvero tutta una serie di layers che si sommano alla dimensione visibile e che generano una realtà aumentata.

Basta dare un’occhiata a Visual Complexity (http://www.visualcomplexity.com), uno dei più grandi ed interessanti repertori di “mappe dell’invisibile”, per rendersi conto di quanto sia importante il settore dell’Information Visualization nella nostra società. Queste mappe sono un vero e proprio filtro cognitivo, semplificano la complessità (quelle fatte bene) e fungono da lente di ingrandimento per capire determinati fenomeni, diventando anche un mezzo di apprendimento e di trasmissione della cultura. Si potrebbe dare una lettura socio-politica del fenomeno legata al concetto di trasparenza, oggi chiesta a gran voce alle istituzioni politiche ed economiche da parte della società civile. Le mappe/diagrammi, infatti, organizzando in maniera coerente dei dati, hanno il grande vantaggio di mettere in luce svariati aspetti di una questione, incluse le eventuali incongruenze. Sarebbe interessante, ad esempio, se i governi emanassero leggi sottoforma di mappe immediatamente comprensibili, anziché sotto forma di testi lunghissimi scritti con un lessico spesso ostico ai non addetti ai lavori. O se l’attività di una multinazionale venisse rappresentata mediante diagrammi disegnati in un’ottica di accessibilità da parte dei comuni cittadini. Si tratta, fondamentalmente, di onestà intellettuale e del nostro interesse a esigere “a good graphic transcription that it alone permits us to evaluate fully the quality of the content of the information” (Jacques Bertin, Sémiologie Graphique).

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